“Ogni montagna racchiude storie: quelle che leggiamo, quelle che sogniamo e quelle che creiamo”,

Micheal Kennedy, Alpinista.

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Un sogno comune, talmente intenso che nessuno osava esprimerlo, ma tutti speravamo che la sorte ci avrebbe portato a ovest. Questo è stato per noi il Cerro Torre una montagna simbolo: la più bella, la più desiderata, la più invidiata proprio come la miss del liceo.

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La nostra avventura in Patagonia non inizia sotto una buona stella, il tempo brutto ci costringe a stare al riparo nella nostra cabanas al Chalten per diversi giorni. Ma il 27 novembre dopo l’ennesima batosta al colle Standhart decidiamo di tentare un’altra cima più riparata e veloce. Quindi il giorno seguente, dopo un’altra notte al campo Niponino, verso le 5 ci incamminiamo e alle dieci e trenta raggiungiamo la vetta dell’Aguja de l’ S. Per me è un emozione unica la prima cumbre Patagonica, non mi sembra vero. La sera, dopo una discesa nella bufera ed aver incastrato per il vento nell’ultima doppia le nostre corde, ci rilassiamo con una bella birra Rubia in paese. Il morale è risollevato ed ora siamo più concentrati e motivati di prima. Purtroppo la grinta degli alpinisti non segue alla lettera le carte metereologiche, infatti giorno dopo giorno diventiamo sempre più bravi a far blocchi ma sempre più nervosi per la meteo. Si dice che dopo la tempesta arrivi sempre il sereno, fortunatamente questa regola vale anche in Patagonia: per gli ultimi giorni di spedizione sembra arrivare una finestra, tre giorni splendi fatti apposta per scalare il Torre. Tutti ne parlano tutti si muovono la sperata “ventana” arriva!!

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Non vogliamo sbagliare, fino ad ora abbiamo conquistato 4 tentativi e una sola vetta, prepariamo tutto nei minimi dettagli e il 12 dicembre partiamo. Il primo giorno entriamo nella valle del Torre direzione Nipponino, 18 km di sentiero per arrivare a questo campo posto tra Fitz Roy e Cerro Torre. Ci sistemiamo, mangiamo qualcosina e ci infiliamo nei sacchi a pelo pronti per partire domani alle tre.
Appena calato il buio percepiamo che qualcosa non va, in lontananza sentiamo delle urla di aiuto e in tempo zero ci muoviamo. Due alpinisti italiani sono scivolati del colle Standhart e hanno bisogno di aiuto, li raggiungiamo in fretta e decidiamo di trasportarli al campo dove i ragazzi del soccorso possono raggiungerli più velocemente. Bisogna spostarli a spalle e questo richiede tempo e pazienza perché non si può rischiare di fare movimenti bruschi . Arrivati al campo li sistemiamo al meglio: diamo loro qualche antidolorifico e prepariamo subito qualcosa di caldo. I nostri amici si addormentano sereni sotto un cielo stellato in una notte calda e senza vento, però ormai sono le tre ed è arrivato il nostro momento. Lasciamo i feriti con altri alpinisti e partiamo alla volta del colle Standhart. La salita al colle è lunga 1200 mt di dislivello su ghiaccio e neve ma non presenta particolari difficoltà, arrivati su iniziamo subito le calate che ci portano a mettere piede sullo Hielo Continental. Il panorama che ci accoglie toglie il fiato: un immenso ghiacciaio che si perde all’orizzonte, scattiamo qualche foto e ripartiamo verso il colle dell’ Esperanza dove abbiamo preventivato il secondo bivacco . Ci aspettano altri 1000 metri dove iniziamo ad arrampicare su una fascia di misto facile. Arrivati sul piano sotto il colle ci fermiamo, il sole picchia fa caldissimo senza perdere tempo iniziamo a scavare la nostra truna che ci ospiterà per la notte. Finito il lavoro ci riposiamo un oretta al sole, questa notte dobbiamo partire per la vetta e ogni energia è importante. Alle sei entriamo nei sacchi a pelo e dopo un’ora la nostra caverna nelle neve inizia a gocciolare, siamo bagnati e infreddoliti ma poco importa a mezzanotte suona la sveglia e mezz’ora dopo partiamo. Scaliamo fino all’Elmo col buio, Majo è davanti e impone un ritmo regolare ma molto redditizio. Arrampichiamo tutti e tre precisi e veloci, siamo concentrati non vogliamo sbagliare, arrivati all’inizio della fascia di misto dò il cambio a Majo. Mi sento bene, sono motivato, tiro dopo tiro vedo avvicinarsi sempre di più la cima, finito il misto attacco l’Headwall un muro verticale che richiede un po’ di tempo ma superiamo anche questo tratto senza problemi. Al penultimo tiro Marco va in testa e scala un tubo di ghiaccio dove quando si inizia non si vede la fine, incredibile!! Sotto il fungo finale dobbiamo aspettare, questi ultimi trenta metri sono esposti e richiedono tempo, le cordate davanti rallentano molto. Dopo qualche minuto, di comune accordo, decidiamo di passare le nostre corde alla cordata davanti a noi e cosi fanno tutti i team, salire da primi richiede tempo e si rischia di non riuscire ad arrivare in cima. Passano i minuti e dobbiamo partire, Marco è già su e recupera le nostre corde, saliamo il più in fretta possibile come se non ci fosse un domani e ad un tratto la vediamo!!!

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Ci aspettiamo, ci abbracciamo e saliamo sulla vetta assieme sono le 13.30 del 14 dicembre 2014: siamo sulla vetta del Cerro Torre!!!!! Un emozione unica, non sappiamo cosa dire vorremmo restare li per sempre in silenzio. Dopo alcune foto ci riprendiamo e iniziamo a scendere: la discesa è lunga, difficile e ci aspetta ancora un bivacco. Alle 10.30 di sera raggiunto il Circo De Los Altares decidiamo di fermarci per la notte : non fa freddo e neanche vento ci addormentiamo sui sassi con alle spalle il Torre. Alle 4.30 però suona la sveglia, non è ancora finita bisogna valicare il passo Marconi prima che arrivi il brutto. Camminare sullo Hielo Continental è una galera la neve non ha gelato e ad ogni passo sfondiamo la esile crosta superficiale. Le ore passano, senza che ce ne rendiamo conto passano anche i chilometri e alle 21.45 arriviamo al ponte sul Rio Elettrico. Finalmente possiamo dirlo abbiamo scalato il Cerro Torre!!

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Questa spedizione è stata incredibile, personalmente andare per la prima volta in Patagonia e scalare il Cerro Torre è un emozione immensa. In questi quarantacinque giorni il nostro piccolo gruppo ha dimostrato di essere unito, motivato e di avere tutte le carte per crescere e migliorare ancora molto. Aver avuto la possibilità di stare parecchi giorno a scalare e parlare col GMHM di Chamonix ci ha unito molto e ci ha dato la possibilità di crescere assieme.

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Ringrazio tutti i miei sponsor e tutto il Centro Sportivo Esercito che mi hanno permesso ancora una volta di realizzare uno dei miei sogni

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29 novembre 2014 Vetta dell’Aguja de l’S per la via Austriaca

14 dicembre 2014 Vetta del Cerro Torre per la via dei Ragni

Alpinisti: François Cazzzanelli, Marco Farina, Marco Majori.

La spedizione Patagonia 360° è stata organizzata della Sezione Militare di Alta Montagna del Centro Sportivo Esercito di Courmayeur