Quando sogni da parecchi anni una cosa, ti aspetti che sia perfetta. In montagna difficilmente le cose vanno come te le immagini, anzi spesso è tutto il contrario. Però è proprio questo il bello, no? Se potessimo calcolare tutto al millimetro l’avventura non esisterebbe. Sarò onesto, l’idea che mi ero fatto di questa via non si è rivelata molto distante dalla realtà.
La Bonatti è una via stupenda con difficoltà che in termini moderni possiamo definire quasi classiche. Questa via però dev’essere ben contestualizzata perché non siamo sul Gran Flambeau o sulla Nord dell’Aguilles du Midi, bensì nel cuore della nord del Cervino, e chi conosce questa montagna sa che quando tocchi la croce di vetta sei solo a meta dell’opera. La cosa che ancora mi lascia senza parole è immaginare Walter in pieno inverno ben 56 anni fa che apre questa via IN SOLITARIA. I giorni dopo la nostra ripetizione mille domande mi sono passate per la mente: Cos’avrà provato Bonatti? Chissà cos’avrà visto? Come si sarà mosso? Purtroppo non potendogliele più fare ho elaborato a fondo la nostra salita e l’unica cosa che mi sento di dire è: grazie Walter! Ci hai regalato l’ennesimo capolavoro, sarà nostro compito valorizzare e far conoscere agli alpinisti del futuro la bellezza di questa via.
Era da quando abbiamo aperto la via sul Pilastro Rosso del Brouillard che io, Matteo e Francesco parlavamo della Bonatti. Finalmente a fine marzo del 2021 la meteo sembrava dalla nostra ed eravamo tutti e tre liberi però la parete era bella secca. Che fare? Due elementi su tre erano dalla nostra, proviamo!!
Il 30 marzo, zaino in spalla, partiamo da Plateau Rosà in direzione rifugio Hornli. Martin il gestore è un mio caro amico e ci ha lasciato le chiavi dello splendido rifugio che si trova ai piedi dell’omonima cresta. Arrivati in rifugio lasciamo il materiale e andiamo subito a fare la traccia fino all’attacco della via. Decidiamo di lasciare una delle nostre mezze corde fissa sui primi 60 m. di parete di modo da essere più rapidi il mattino seguente. Rientrati al rifugio ci aspetta una notte a 5 stelle dentro il nuovissimo e modernissimo rifugio. Il locale è bello caldo e cenare bevendo acqua gasata e Rivella non ha prezzo. Ci appisoliamo felici e rilassati sotto a dei morbidi piumoni. Alle 4 suona la sveglia e alle 5 si parte. Tutto fila liscio e in poco tempo siamo in cima alla corda fissata il giorno prima. Tocca a me partire, come dice la relazione di Valter mi tocca subito un camino corto ma non facile dove trovo alcuni vecchi chiodi.
Superato il camino le difficoltà non sono estreme e velocemente scaliamo 300m. di parete che ci portano alla partenza del famigerato traverso degli Angeli. Qui tocca a Francesco che velocemente percorre due lunghezze divertenti su roccia sana. Arriviamo così nella zona del famigerato pendolo e qui prende il comando Matteo che senza pensarci troppo inizia ad attraversare! Arrivato a metà tiro ci urla “Possiamo passare senza pendolare, ci provo.” Io e Francesco ci guardiamo e non diciamo nulla, la nostra fiducia è totale se dice che si passa si passa. Matteo arriva in fondo al traverso e ci dice che ci sono dei chiodi, collega tutto, rinforza la sosta e ci urla di partire. Siamo un pelo distanziati essendo in traverso è bene non stare troppo vicini. Raggiungo Matteo in sosta mi assicuro e Matteo mi dice di assicurare Francesco così gli fa un video con la GoPro. Francesco toglie l’ultima protezione e in quel momento il sottile strato di ghiaccio sotto i suoi piedi si rompe. Francesco vola e pendola sotto la sosta, non lo vediamo più per alcuni secondi fino a quando ci urla che sta bene e che sta iniziando a risalire le corde. Tutto bene pericolo scampato, qualche secondo per riordinare le idee e si ricomincia. Matteo riparte. Adesso gli tocca il tiro di 6°da fuori classe qual è lo sale rapidamente. Il tiro è strapiombante con tanto vuoto sotto ai piedi ma la roccia è splendida e le difficoltà durano pochi metri.
Ci troviamo finalmente nel grande anfiteatro dove purtroppo le condizioni sono molto secche e saliamo lentamente. A metà dell’anfiteatro Francesco trova un guanto di lana inglobato nel ghiaccio e i pensieri vanno subito a Bonatti. Sarà suo? Forse abbiamo lavorato troppo di fantasia ma in quel momento pensare che quel guanto fosse di Walter ci ha emozionato tantissimo.
Le difficoltà però non sono finite. Ci aspetta ancora un muro compatto di roccia rossa poco solida solcato a metà da una grande fessura. Parte Matteo e con grande classe risolve il problema probabilmente con più ghiaccio sarebbe stato più semplice ma non fa niente. Superata la fessura, Francesco, con un paio di tiri più semplici ci porta in cima alla rampa della via Schmidt. Siamo a circa 4000 m. e ci aspettano ancora 500 m. di parete. Tocca di nuovo a me, conosco bene questa parte e dentro di me sono ben conscio che se vogliamo uscire con la luce bisogna accelerare. Scaliamo veloci, non dobbiamo più cercare la via e questo è già un grande vantaggio ma purtroppo è tutto molto secco, i canali e le goulotte che tanto rendono semplice questa parte sono solo un ricordo. Finalmente alle 21.00 con gli ultimi raggi di luce tocchiamo la punta del Cervino.
Siamo felici, finalmente abbiamo ripetuto la Bonatti!!! Siamo la seconda cordata ad uscire in giornata ed onestamente con le condizioni così secche non è stato semplice!
Foto di rito e si comincia a scendere sulla cresta del Leone, Francesco è davanti, Matteo in mezzo e io chiudo. In questa parte giochiamo in casa, il copione lo conosciamo bene! Alle 23:30 siamo in capanna Carrel. Ci cuciniamo una meritata pasta e ci buttiamo a letto! La mattina seguente in 2 ore siamo a Cervinia e ci concediamo un meritato pranzo al ristorante di mia mamma Les Skieurs d’Atan cucinato da mio cugino Teto Stradelli!
Che dire, è stata un’avventura fantastica. L’ennesima sulla montagna di casa! Ci tengo a ringraziare i miei compagni di cordata per aver condiviso assieme questa salita!
Un ringraziamento speciale va anche alla Società Guide del Cervino, a Martin Lehner gestore del rifugio Hornli, Nicola Corradi direttore dell’Heliski Cervinia, Giuliano Trucco, Anjan Truffer e a mio cugino Teto Stradelli.
Qui sotto potrete trovare una piccola relazione della via, questo è il nostro omaggio a Walter Bonatti sperando che in futuro altre cordate possano ripetere questo splendido itinerario!