Era da tempo che volevo aprire una via con difficoltà sostenute su roccia nella parete sud del Cervino. Tutti gli alpinisti, quando pensano al Cervino, hanno subito in mente roccia brutta che si presta poco ad essere scalata. In realtà sul versante sud esistono alcuni pilastri che sembrano creati apposta per essere scalati. Se pensiamo alle montagne simbolo delle Alpi (Eiger e Grandes Jorasses) si è cercato di spingere in alto il grado delle difficoltà su roccia, invece sul Cervino una via di arrampicata sostenuta ancora manca e scovarla era l’obiettivo mio e di Francesco Ratti. Durante il corso per Istruttori Nazionali delle Guide Alpine abbiamo parlato di questo progetto a Marco Farina, con il quale da tempo avevamo pensato di dedicare proprio sul Cervino una via al nostro amico Roberto Ferraris scomparso tragicamente sotto una valanga. Marco non rifiuta mai un’avventura sul Cervino quindi il copione era scritto. Non ci restava che aprire le danze.
Abbiamo individuato una possibile via sul margine sinistro del Pilastro dei Fiori, dove la roccia è bella e si intuisce che le difficoltà sarebbero state alte. Purtroppo come ogni estate per noi guide è difficile trovare il tempo per tentare un grande progetto ma grazie alla nostra tenacia abbiamo individuato le date.
I primi di agosto io e Francesco riusciamo a fare una prima ricognizione e in una sola mattinata riusciamo ad aprire 5 tiri portando gran parte del materiale alla base della parete. Passata la festa delle guide, nella seconda metà di agosto troviamo una giornata dove siamo tutti e tre liberi e decidiamo di continuare il progetto. Ripercorriamo i primi tiri e ci lanciamo verso l’ignoto! Tocca a me aprire e mi lancio in un diedro avaro di fessure ma ricco di splendide tacche per scalare. Il tempo si guasta e quando recupero i miei compagni in sosta siamo avvolti dalle nuvole e ci tocca scendere. Siamo comunque soddisfatti: con questo tiro che valuteremo 7a abbiamo aperto le danze nella parte più difficile della parete. Infreddoliti e abbacchiati scendiamo ma lasciamo tutto il nostro materiale in parete, ormai ci è chiaro che per concludere la via dobbiamo bivaccare in parete così da sfruttare a pieno due intere giornate. Arrivati ai piedi del Cervino io e Marco salutiamo Francesco che sconsolato si avvia verso il rifugio Duca d’Abruzzi per poi proseguire verso la capanna Carrel dove lo aspetta un cliente per salire il Cervino il giorno seguente.
Anche io e Marco il giorno seguente lavoriamo ma fortunatamente abbiamo entrambi gite in giornata. Arriva settembre e finalmente troviamo due giorni di meteo stabile per finire la nostra via. Ripercorriamo velocemente i 10 tiri già aperti e con un tiro di 6B, arriviamo sotto uno strapiombo che intuiamo subito essere il croux della via. La parete sopra di noi è strapiombante, nella prima parte è visibile un’evidente fessura poi più nulla solo lisce placche strapiombanti. Parte Francesco, sale velocemente la fessura ma poi si incastra subito quando questa finisce. Il “Boss” urla e strizza due minuscoli rovesci e con grande fatica piazza uno spit che vale oro. Stretto il dado si gira e con la faccia di chi ha dato tutto ci dice “Ragazzi sono finito, datemi il cambio”. Detto fatto, Francesco scende e parto io! Risalgo le corde fino all’ultimo spit e mi è subito chiaro che non sarebbe stato facile continuare. Utilizzo ogni trucco in mio possesso: Cliff, staffe, peaker ecc..le prese ci sono ma chi cazzo riesce a tenerle con un trapano attaccato all’imbrago. Piazzo due spit e finalmente vedo sopra di me una sbarra, ci devo arrivare! Dopo un paio di voli finalmente afferro la prima presa decente del tiro, d'istinto rilancio ad una tacca e butto un tallone sulla sbarra e inizio a bucare. Fatto il foro mollo il trapano e inizio a martellare. Appena butto dentro il tassello, moschetto la corda e grido “blocca!!”. Passano un paio di minuti e capisco che da quel punto devo attraversare verso sinistra per raggiungere un evidente diedro. Mi concentro e attraverso 3 metri a sinistra, piazzo un friend, lo testo: è buono ora posso appendermi e piazzare un altro spit! Ormai ho raggiunto il diedro, capisco che le difficoltà calano leggermente e decido ad allungare la chiodatura. Parto concentratissimo, salgo 3 metri e le mani si aprono e cado giù come un sasso. Faccio 4-5 voli e capisco che devo arrendermi, sono finito. Chiedo a Francesco il cambio, intanto sulla parete era salita una fitta nebbia e le temperature erano scese parecchio. Dopo anni di peripezie sul Cervino so per certo che il pomeriggio arriva la nebbia e in parete ci si gela il culo. Passo la palla a Francesco che ha potuto recuperare le energie stando in sosta avvolto da un caldo piumino e rifocillandosi. Francesco risale le corde si prende alcuni minuti per studiare attentamente il diedro sopra di lui e poi rompe gli indugi :”Ragazzi occhio che vado”.
Il Boss è anche chiamato il “Il muto della Valtournenche” e vi assicuro che se parla non c’è da stare sereni! Ratti tira fuori un numero dei suoi: piazza qualche micro friends, inserisce due spit belli lunghi ed esce su un terrazzo, il tiro duro è fatto!! Ormai è tardi e decidiamo di scendere, fissando le corde per risalirle agilmente il giorno seguente. Esattamente 200 m più in basso ci aspetta il nostro bivacco! Abbiamo individuato un fantastico grottino perfettamente pianeggiante, che chiamiamo subito Hotel Cervino (come il celebre “Hotel Qualido” in val di Mello). Avvolti dalle nebbie prepariamo cena e le nostre cuccette per la notte. Quando è ora di infilarsi nei sacchi a pelo il cielo si libera e sotto di noi possiamo ammirare Cervinia con tutte le sue luci! Posso tranquillamente affermare che fino ad ora questo è il più bel bivacco che ho fatto sul Cervino. Il mattino seguente risaliamo le corde fino in cima al tiro duro. Sopra di noi ci aspetta una placca solcata da un micro fessura. Il tempo purtroppo non è dei migliori, sin dal mattino le nebbie ci avvolgono e fa molto freddo. Parto io, trovo subito un buon feeling con questa lunghezza! Subito salgo la placca seguendo il fessurino poi arrivato sotto un tetto la fessura si allarga fino, superato il tetto una serie di fessure mi porta in una grande fenditura e decido di fare sosta! I miei compagni salgono e adesso è Marco a prendere il comando! Scala uno strepitoso diedro solcato da alcune perfette fessure. Dopo una quarantina di metri sentiamo la voce di Marco che urla:”Ragazzi è fatta siamo fuori”.
Io e il Boss raggiungiamo Marco, siamo euforici, ci abbracciamo e gridiamo! Alla nostra sinistra c’è l’evidente pendio della parete sud del Cervino, siamo su un pulpito che fa da contrafforte al “Pilastro dei Fiori” che si ricongiunge con la montagna con un'esile cresta. Capiamo con grande stupore che si tratta di una struttura a sé stante e senza nessun indugio lo ribattezziamo “Pilastro Roberto Ferraris”. Iniziamo a scendere e ad ogni sosta l’argomento è sempre lo stesso…come chiamiamo la via? Durante tutta la discesa ognuno di noi tira fuori le idee più svariate ma quando finalmente arriviamo alla macchina abbiamo un’lluminazione: la chiameremo “La Voie de l’Amitié”. Siamo tutti d’accordo, questo nome è perfetto perché ha un doppio valore, l’Amitié rappresenta perfettamente l’amicizia che ci lega e che ci ha spinti a lanciarci in quest’avventura e soprattutto è la parola perfetta per ricordare il legame che tutti avevamo con Roby! Purtroppo non riusciamo a festeggiare nemmeno questa volta, Francesco deve partire per Alleghe perché il giorno dopo deve fare l’affiancamento come Istruttore al corso Nazionale delle Guide Alpine durante il modulo “dolomitico”, invece io e Marco abbiamo delle gite in giornata fissate da parecchio tempo. Ci rifaremo, questa è la dura vita della Guida che tanto amiamo ma che tanto ci fa correre… Passano alcuni giorni e la voglia di provare a scalare la nostra creazione aumenta, a fine settembre assieme ad Enrico Turnaturi e Francesco ci rimettiamo in marcia verso il Cervino. Bac (alias Enrico Turnaturi) oltre ad essere un super scalatore è una guida alpina piemontese che sta affrontando il corso Istruttori assieme a noi, si è offerto volontario per farci alcuni scatti spinto dalla curiosità di mettere le mani sulla misteriosa roccia del Cervino. Scaliamo rapidi fino al tiro chiave che tanto ci ha fatto penare in apertura, ci lanciamo subito alla ricerca della “méthode” ideale per risolvere il tiro. Anche questa volta non siamo fortunati, le nebbie salgono e ci congelano all’istante le dita, un giro a testa e capiamo subito di non avere chance intuiamo però che le difficolta sono sicuramente dal 8° in su…una gran bella “challenge”. Passiamo al tiro dopo, parto io che fortunatamente sono riuscito a scaldarmi un pochino. Salgo divertendomi, avendo aperto il tiro ho chiaro come muovermi e lo scalo al primo colpo in libera. Francesco e Bac arrivano in sosta e siamo tutti d’accordo: il grado è 7B. Lasciamo a Bac l’ultimo tiro che scala facilmente complimentandosi per la bellezza (cosa sempre molto gradita per gli apritori). Ci stringiamo le mani e ci scambiamo i complimenti e subito dopo iniziamo la discesa in doppia sempre avvolti dalla nebbia.
Questo progetto non possiamo definirlo concluso definitivamente fino a quando non riusciremo a liberare il tiro chiave. Indipendentemente dalle sottigliezze da “climber” ci portiamo a casa l’ennesima avventura sul Cervino, vissuta proprio come piace a me con alcuni tra i miei migliori amici!
Ringrazio con tutto il cuore Francesco, Marco e Bac per le bellissime giornate vissute in montagna.